La Settimana Santa riveste da sempre a Canicattini un ruolo significativo e
molto particolare. Le varie manifestazioni che la costituiscono rappresentano
ormai delle vere e proprie tradizioni intrise di particolari significati
che la rendono a noi particolarmente cara.
Il perchè questa ricorrenza sia così sentita scaturisce sì dal fatto che
essendo una manifestazione religiosa celebrante la passione del SS Cristo suscita
forti emozioni nei fedeli, ma anche in quanto entrata a far parte delle nostre tradizioni
e quindi diventata un pezzo di storia e di cultura.
Il tempo però ha mutato tale manifestazione: il rito dei "Sepolcri"
la processione
del Cristo erano accompagnate un tempo da tante altre manifestazioni di
profonda fede ormai presenti solo nel ricordo di alcuni anziani,e la partecipazione
emotiva popolare di oggi, è poca cosa rispetto al passato.
Le manifestazioni di devozione legate alla Settimana Santa sono assai suggestive
se non altro perchè numerose e pregnanti di particolari significati, come tutte quelle
forme di sincretismo religioso, di cui il passato è pervaso. Nessun altra "Festa"
popolare, per importanza e per avvertimento, ricopre per i Canicattinesi il
significato della Settimana Santa e in modo particolare del SS Cristo.
Le funzioni religiose e i simboli ad esse legate sono tante,molte delle quali
riposano nella memoria dei più anziani, i quali,con autentico orgoglio,
sottolineano che allora era una vera festa. Numerosi e autorevoli ricercatori popolari,
in passato si sono occupati del racconto di queste tradizioni, in modo
compentioso,e prendendo spunto dal loro lavoro,ci limiteremo a descrivere
le più importanti.
"u trapassu":
Digiuno giornaliero o a giorni alterni, dal lunedi al sabato.
Da esso va distinto "u trapassu ranni"
che consisteva nel digiunare dal
giovedi al sabato, che se ripetuto per sette anni consecutivi, si pensava liberasse
l'anima dal purgatorio. Chi moriva durante "u trapassu"
era condannato all'inferno,
poichè peccava di superbia, proponendosi in un sacrificio superiore alle possibità
umane;
"tripani"
Queste funzioni iniziavano il mercoledi e duravano fino al giovedi;
durante la Messa ad ogni "pustina"
del prete, si spegneva una candela, fino
a quando ne rimaneva accesa soltanto una. Le persone più devote, cessavano ogni
attività in riverenza alla passione di Cristo.
"u sepolcru"
Denominazione tradizionale dell'altare della deposizione. Il giovedi
"si scunsavano l'altari e si cunsava u santu sepolcru"
, gli altari venivano messi
a soqquadro e si preparava il Sepolcro di Cristo, con "u lauri"
esso costituisce
il simbolo delle primizie offerte a Cristo; erba giallognola, preparata con cereali
e acqua, deposti nel cotone e custoditi a riparo della luce;
sempre il giovedi, si poneva la statua di Cristo Crocefisso al centro della
chiesa, a cui i fedeli baciavano i piedi e lasciavano offerte.
Il giorno più sacro e sentito era il Venerdi, dedicato al SS Cristo.
Adesso
sono legate molte usanze, alcune delle quali, scoparse già nel secondo dopoguerra:
Si svolgeva una gara, o più precisamente una vera e propria lotta per la conquista
dello stendardo, tra "massari"
(agricoltori) e "mastri"
(artigiani). Lo stendardo,
alto, nero e pesante, assegnava prestigio a chi lo portava, specie se giovane, presso
le ragazze del paese. Lo stendardo veniva conquistato, "si liberava u stinnardu"
,
da chi offriva più tumuli di grano (che andavano alla Chiesa), prima di superare
un simbolico traguardo, tra spinta e grida di "viva u Santissimu Cristu"
.
Venivano offerti animali, infioccati "parati"
di nastri rossi, i quali venivano
condotti all'altare del SS.Cristo, dove una commissione li stimava e il devoto
lasciava alla chiesa il prezzo stabilito, riportandosi indietro l'animale.
"u strasciniuni"
Il fedele, preceduto da un'altra persona che puliva il pavimento,
strisciava la lingua sullo stesso, dall'ingresso della Chiesa all'altare del Cristo.
Sempre al Venerdi è legata la processione dei ", simbolo imperfetto del
SS.ECCE HOMO
; uomini, che per voto o grazia ricevuta, camminavano in processione,
precedendo la Statua del Santo. Originariamente portavano mutande bianche, in
seguito sostituite da pantaloni e calze bianche, senza scarpe o con una mantellina
rossa o un antico scialle di lana variamente colorato sulle spalle. Nel corso
della processione i "nuri"
intonavano un canto popolare "u lamientu"
, al quale
si atternava "u cantu re virgineddi"
, fanciulle e bambine che facevano parte della
processione e portavano una croce in legno.
Fino all'ultima guerra mondiale, il numero dei "nuri" , era talmente consistente,
che la processione si protaeva per più di cento metri. Molto originale è la leggenda
della statua sulla quale persino il Canonico Aiello, quasi dubitava che si trattasse
di pura invenzione,se non altro per l'enfasi con cui i suoi contemporanei gliene
parlarono. Gli abitanti di Floridia ebbero la tentazione di rubarla, ma il furto
non riuscì, perchè giunti alla cava Bagni la statua diventò improvvisamente pesante
e i rapitori dovettero abbandonarla. Il Cristo ritornò leggero e i Canicattinesi
lo riportarono in chiesa.
Il Sabato mattino al suono festoso delle campane annunzianti la resurezione di Cristo,
i fanciulli venivano sballotati per aria e i genitori ripetevano "crisci loria"
.
Il giorno di Pasqua era festa soprattutto per i bambini,infatti per loro si
confezionavano: "panarieddu cu ll'ova"
e "u cannilieri cu ll'ova"
. Tutto a termine con
"a paci paci"
, che in passato si svolgeva con un imponente concorso pubblico, tra
le varie classi sociali.
Fine
Si ringraziano per la realizzazione:
Bologna Viviana , Fabrizio Assenza .