Cari Luigi e Monica,
parlavo poco fa con una mia amica, tossicodipendente da 2 anni e mezzo.
Tra le altre cose mi diceva che a giorni inizierà, per l'ennesima volta, la terapia
disintossicante con Metadone a scalare. Però senza andare al Sert. Mi spiegava che il
Metadone glielo procurerà un suo 'amico'.
La storia è questa: lui va regolarmente al Sert, ingoia il Metadone davanti agli
Infermieri Professionali (come obbligatorio per legge) e una volta fuori lo sputa in un
contenitore. Accumula così un bel po' di Metadone continuando in realtà a bucarsi
regolarmente. A volte lo vende (come in questo caso) ma il più delle volte lo tiene per
se per affrontare un'eventuale, isolata, crisi di astinenza, ad esempio nel caso non
riesca a tirare su abbastanza grana per una dose allora si beve il Metadone, tanto per
salvarsi il culo, e poi ricomincia a bucarsi.
Questo discorso, mi spiegava la mia amica, lo fanno in molti. Non per niente al Sert
circola sempre la stessa gente. Che poi molti vadano al Sert con la seria intenzione di
disintossicarsi, non lo nego assolutamente; ma questo é un altro discorso.
Ora se persino io, alquanto incolta nel settore, so queste cose, come mai le persone di
diretta competenza, a livello statale, non le sanno? Non é che per caso le sanno molto
meglio di me ma preferiscono far finta di niente? Questo metodo dei Sert non mi ha mai
convinta più di tanto perché, se é vero che sulla carta la somministrazione di Metadone
é associata a psicoterapia e attenta osservazione del soggetto, nella realtà di questo
vedo ben poco. E poi, con che arroganza può lo stato dichiarare l'efficacia del Metadone
(ma ora anche della nuova Disintossicazione ultra rapida metodo UROD)? Credono davvero, i
signori in questione, che basti liberare i recettori dall'eroina per eliminare la
dipendenza psicologica, vero ostacolo alla libertà? Perché le comunità, posti in cui si
cerca di responsabilizzare il soggetto creando una valida alternativa al buco, sono
principalmente gestite da privati?
Ho la netta impressione che lo stato abbia seri interessi, economici e non ad avere il suo
bel numero di tossicodipendenti, a ostinarsi a imbottirli di Metadone e similari, e a
considerarli uno dei mali della società e non persone malate che hanno solo bisogno di un
aiuto serio e deciso.
Vai che ne pensate?
Gramigna, Padova
Cara Gramigna,
la questione è molto più complessa di come tu la descrivi.
Innanzi tutto la comunità. Nella tua lettera sembra che sia la panacea da ogni male,
la sola "valida alternativa" al buco. Bhè, "quale" comunità? C'è
San Patrignano, poi ci sono quelle di don Picchi, di don Mazzi, molte piccole gestite da
altri sacerdoti, quelle sul tipo "Saman", quelle che trovano origine da
Scientology, quelle appartenenti a "Le Patriage"... un arcipelago sparso,
differenziato e al di fuori da ogni controllo pubblico.
Ma, pur essendo diverse nei metodi, tutte le comunità sono dei microcosmi
completamente isolati dal resto del mondo: è vietato leggere riviste e quotidiani, per
leggere un libro devi avere l'approvazione dei responsabili, è vietato tenere walkman e
perfino vedere la televisione: in queste condizioni, dove non farsi non è una scelta ma
è semplicemente impossibile, dove si vive fuori da quella realtà che ha portato a
bucarsi e che una volta fuori dovrai riaffrontare, è logico che o si sviluppi una
"comunità-dipendenza", rimanendo a vivere lì anche oltre il tempo necessario
alla disintossicazione (tipo San Patrignano), oppure che una volta usciti non si sopporti
l'impatto con quella realtà con la quale non ti hanno insegnato a convivere e quindi ci
si ritrovi nella stessa condizione che ha determinato la tossicodipendenza, ricominciando
a bucarsi.
Certo: molti smettono. Ma molti altri smettono con l'aiuto dei Sert, ed altri ancora da
soli! Solo che di questi non parla nessuno, mentre le comunità vengono pubblicizzate e
sostenute e sai perché: perché rendono, e molto anche.
Abbiamo visto i responsabili delle comunità trasformarsi in uomini di spettacolo,
opinion leader, guru, personaggi ieratici e mitologici come Muccioli. Ed invece nessuno
parla dei centinaia e centinaia di ragazzi che escono ogni anno dal buco grazie all'aiuto
di sconosciuti medici di altrettanto sconosciuti Sert.
Il problema dei Sert non è quello che tu esponi nella lettera. Il tuo discorso
somiglia paurosamente a quello che i leghisti fanno sugli extracomunitari. Ai discorsi che
si fanno non conoscendo la realtà, limitandosi ai soli aspetti negativi che si
percepiscono guardando la televisione e qualcuno incontrato per strada o ascoltando le
"esperienze" di amici di amici di amici, che risaltano esternamente ma che
non rappresentano lo stato delle cose.
Il problema dei Sert è che sono una struttura pubblica, e come struttura pubblica sono
poco considerati, con pochi mezzi, scarso personale, scarsi fondi, vincolati alla
burocrazia... insomma con tutti i limiti tipici delle USL in cui operano. E come tutte le
strutture pubbliche, se funzionano o meno dipende solamente dalla buona volontà di chi le
dirige e di chi ci lavora.
E' vero, esistono Sert inefficienti, nei quali si può rubare il Metadone come fa
l'amico della tua amica, o non si viene assistiti psicologicamente, nei quali ti danno
alcuni cc di Metadone e via. Ma il fatto che ci siano degli extracomunitari che spacciano
non vuol dire che tutti facciano così. E' solo una minoranza, ma purtroppo è la
minoranza che la gente, distratta e disinteressata, vede. Nessuno si ferma a guardarli per
una giornata intera, nessuno di questi benpensanti si accorge che lo spacciatore ugandese
è solamente un manovale dello spaccio, che il vero spacciatore è l'italiano che ad ogni
due o tre ore passa a lasciargli le bustine ed a prelevare i soldi. Che a sera l'ugandese
torna a dormire in una casa diroccata dentro a un sacco a pelo, mentre l'italiano va in
Mercedes a cena fuori.
E così nessuno va a vedere cos'è un Sert. Nessuno fa servizi televisivi da un posto
così noioso. Nessuno sbatte sui giornali il ragazzino di 16 anni che fa una terapia a
scalare di 10 giorni, un mese di sedute con lo psicologo e mette la testa a posto. A che
serve? Per la gente è più comodo non guardare e non pensare, tanto ci sono gli
stereotipi: il marocchino violenta, l'ugandese spaccia, il polacco lava i vetri,
l'albanese organizza la prostituzione, il brasiliano fa il travestito... i Sert servono
solo a dare Metadone, i tossici sono dei 'malati' che "guariscono' solo in comunità.
Ahimè, che tristezza quando anche i lettori di Totem delegano gli stereotipi a pensare
per loro! Eppure già leggere Confessioni dovrebbe significare uno sforzo, una voglia di
guardare la realtà ed il mondo con i propri occhi, rifiutando di delegare agli altri le
proprie opinioni.
La tua amica è una cretina, perché paga qualcosa che potrebbe avere gratis, per di
più qualcosa che è passato per la bocca di altri, e che probabilmente è allungato con
acqua e zucchero. Perché non va al Sert? Non vuole "sputtanarsi"? Non vuole
farsi vedere? Bhé, nessuno va lì davanti a fotografare chi entra ed esce, ed inoltre si
può chiedere di essere registrati con una sigla od un numero. E finché ci sarà gente
disposta a pagare, ci sarà sempre in vendita Metadone sputato fuori dal Sert da qualcuno.
O forse lo compra solamente perché non si vuole impegnare in una terapia seria, guidata
ed assistita, per smettere veramente, o perché pensa che basti prendere per qualche
giorno il Metadone per farcela.
E parliamo di qualche vero Sert. Quello di Roma, della USL E, che sta al Santa Maria
della Pietà, ad esempio. Dove danno il Metadone, certo, ma prima, durante e dopo la
terapia metadonica fai terapia psicologica. Non è obbligatorio, ovviamente nessuno ti
incatena, ma puoi scegliere fra incontri singoli su appuntamento oppure frequentare uno
dei quattro gruppi che seguono metodi diversi: ad esempio un gruppo lavora sull'ambiente
familiare del tossico mentre un altro lavora con gli "psicodrammi".
Od il Sert di Grosseto, dove danno il Metadone, certo, ma oltre alla terapia
psicologica hanno organizzato una comunità diurna. I ragazzi vanno la mattina in un
casale di campagna, dove possono parlare fra di loro, fare sedute di terapia psicologica,
lavorare, dipingere, ascoltare musica o leggere fumetti, anche fare niente, sempre però
comunque seguiti, tenuti fuori dalla piazza e dalla roba, trattati e valorizzati come
persone.
In entrambi i casi, con pochi mezzi, grazie solo alla buona volontà di chi ci lavora e
dei ragazzi che ci vanno. Senza partire dal presupposto, come in molte delle comunità,
che il tossico non ha personalità, non ha carattere, non ha volontà, o se le ha sono
solo da distruggere per ricostruirle nuove e diverse.