Nellopinione del senso comune il TD è un individuo prepotente, viziato e violento. È un individuo asociale, assolutamente incapace di agire nei termini della legalità, un deviante per antonomasia. Quando uno di loro adotta comportamenti che confermano tale etichetta, lopinione pubblica si irrita e estende a tutta la categoria le definizioni sopra riportate, ricelebrando il rito dellesclusione e della disapprovazione. Di quanto influiscano nella creazione di questo stigma il proibizionismo sulluso delle sostanze e quello sulle cure, la TD mal curata, la scarsa considerazione del problema craving e dei suoi effetti, si è già dibattuto. Ma lo studio del rapporto soggetto istituzioni (servizi di cura, Tribunali di sorveglianza, funzionari vari preposti al controllo sociale) lo studio delle azioni e reazioni di tutti gli attori coinvolti nei processi di cura e di controllo della TD è assai frequente. Vorrei soffermarmi qui, brevemente, sul problema del rapporto TD servizi di cura, descrivendo una serie di accadimenti significativi ai fini di una analisi delle interazioni TD sistema disciplinare (intendo con questo termine sia gli organismi di cura che quelli di controllo e di repressione, anche perché coinvolti dalla stessa normativa in una serie di rapporti di collaborazione finalizzati al comune obiettivo, la lotta alla droga). Gli operatori dei Servizi pubblici sembrano spesso essere coinvolti nelle definizioni di senso comune della TD e della figura del TD stesso. A pregiudizi e ideologismi nei confronti della malattia e delle possibilità di cura della stessa, si accompagnano in loro reazioni emotive nei confronti della figura stessa del soggetto e di ciò che rappresenta ed evoca. Spesso si sentono vittime della prepotenza, della violenza, della devianza del TD e in dovere di reagire con forza alle richieste insensate, alle prevaricazioni, ai soprusi che il TD metterebbe in atto nei loro confronti. È il caso di quegli operatori che allunisono in un corso di formazione gridavano "basta, io non ci sto più ai ricatti del TD che viene qui e mi dice che si farà le pere se non gli do il metadone", del medico che allo stesso corso di formazione applaude un relatore che fa notare che il TD è un paziente avvantaggiato rispetto agli altri perché non paga il ticket e questo non è giusto, degli operatori che chiamano subito la polizia quando i TD non vogliono scalare il farmaco e fanno storie, della responsabile del Ser.T che non senza una punta di sadismo rimanda a casa il TD in astinenza giunto al Ser.T assieme ai genitori e che si contorce e piange chiedendo soccorso, del dirigente sanitario di un altro reparto che più volte afferma con collera, nel corso di discussioni informali, che se fosse per lui, i TD andrebbero fucilati, altro che curati. Conferita definitivamente al TD lidentità di deviante e di viziato, continuano a scambiare per manifestazioni ascrivibili a queste caratteristiche le sue richieste legittime di aiuto, di cura e di giusto trattamento sanitario (disponibilità delle cure metadoniche, possibilità effettiva di concordanza del piano terapeutico, sollievo immediato dellastinenza, pronto inizio del trattamento, diritto alla riservatezza, etc.). Il TD ha scarse capacità di reazione di fronte a questi atteggiamenti: desiste dalla richiesta, oppure reagisce in modo impulsivo; viene ricacciato in vissuti colmi di sensi di colpa, oppure diviene un "provocatore" privo però della capacità di argomentare in modo convincente; conferma in ogni caso lo stigma assegnatogli. Il senso dei gruppi di auto aiuto, di interesse, di sostegno, delle organizzazioni di difesa dei diritti dei TD, può (e dovrebbe) essere tra le altre cose quello di ribaltare questa logica. Fornire strumenti, informazioni, competenze al TD per metterlo nelle condizioni di conoscere i suoi diritti, le possibilità di cura della sua malattia, e rivendicare il tutto facendo uso di strumenti a lui inusuali ( la capacità di aggregazione, luso della legalità, lo sviluppo di una lucida consapevolezza della propria condizione e di quella dei suoi pari) : questo è quello che queste aggregazioni possono offrire e di fatto offrono, in alcuni casi. Ecco, allora, che gli schemi convenzionali si frantumano: nello schema previsionale del medico del pronto soccorso o delloperatore Ser.T il TD deve far casino, deve usare violenza se vuole ottenere qualcosa, oppure deve mettere subito la coda fra le gambe e andare via, alla prima minaccia "o te ne vai, o chiamo il 113". In entrambi i casi il problema è risolto: latteggiamento provocatorio e violento del TD giustifica e rafforza il rifiuto e ribadisce la veridicità delletichetta conferita al TD; la resa del TD è la prova della sua impotenza e del suo essere individuo viziato e privo di giustificazioni. Quando gli schemi previsionali vengono messi in crisi e le convenzioni si frantumano, si assiste però a spettacoli inauditi. I pregiudizi si manifestano in tutta la sua feroce irrazionalità. Accompagno al P.S. un paziente noto (e temuto) per la sua turbolenza: è malavitoso, prima che TD. È rimasto scoperto del farmaco, è a 80mg, ha ritardato di qualche minuto e ha trovato il Ser.T chiuso: il medico del P.S. è preparato ad un attacco: si aspetta che il Td urli e offenda. Non urla (gli ho spiegato che non è così che si ottiene qualcosa). Poco male: urla il medico. Urla come un invasato. Appare in preda a totale incapacità di controllo dei nervi. Urla con me e con il paziente. Dice che il metadone non glielo da perché "quello col metadone vuole sballarsi: io, li conosco bene i TD". Urla, si agita come una bestia. Non urla solo contro il TD, urla con me che lo accompagno: non avrei dovuto farlo. Io non capisco nulla dei TD e di quanto sono viziosi, bugiardi e falsi. Ce ne andiamo. Il ragazzo mi fa: "ma io ho fatto come dicevi tu .sono stato educato e rispettoso .quello lì però era una belva .sembrava persino volesse menarci ". Un paziente pretende di attendere il suo turno in sala attesa anziché per strada, come il Ser.T impone: parla ai medici e alle assistenti sociali del diritto alla riservatezza stabilito dalla normativa, parla delle linee guida ministeriali, si è documentato. Un medico, indispettito dalla inaspettata capacità del TD di rapportarsi in quei termini, si lascia cogliere da un raptus: lo aggredisce, stringendogli le braccia intorno al collo. Un altro paziente rivendica gli stessi diritti, informa gli altri utenti, protesta, dice che sarà costretto a denunciare il servizio: lo dice ad alta voce. Il responsabile del Ser.T relaziona alla Prefettura (il soggetto ha un provvedimento ex art. 75), scrivendo che il soggetto è individuo minaccioso e irrispettoso delle regole del servizio. Un ragazzo poliomielitico giunge al Ser.T con 5 minuti di ritardo rispetto agli orari (ristrettissimi) fissati per la distribuzione del metadone, complici le sue gravi difficoltà di deambulazione, e trova chiuso: si rivolge al P.S., che lo rispedisce a casa non prima di aver chiesto lintervento dei carabinieri che però, stranamente, prendono le difese del paziente anziché quelle del medico, convinti anche delle argomentazioni di uno degli operatori di strada che accompagnano il paziente. Non cè nulla da fare, però: alla fine il medico convince i carabinieri che non è obbligato a somministrare il metadone al paziente. Carabinieri e paziente vanno via; uno dei due accompagnatori del ragazzo si trattiene a discutere con il medico: gli parla della riduzione del danno, dei doveri del medico nei confronti di questa categoria di pazienti, dei diritti dei TD, delle finalità dello strumento metadone. Il medico: "tu dici di essere un operatore. Ma sei dalla parte loro ." Poi inizia ad inveire contro i TD, urla alloperatore di strada di non farsi più vedere, di non portargli TD, offende, loperatore replica e il medico al limite della collera gli si scaglia addosso inferocito. Fantasia? Casi limite? Esagerazioni e mancanza di obiettività dellosservatore? Chi potrebbe mai riconoscersi in queste storie? Nessun operatore, nessun medico, ovviamente. Lattacco più frequente a chi descrive e analizza questo tipo di situazioni è quello di non rendicontare con obiettività, di essere emotivamente schierato. Potrebbe essere. Con la stessa facilità, però, potrebbero esserlo quanti fra gli operatori nelle valutazioni dei casi, dei percorsi terapeutici, delle storie e delle caratteristiche dei pazienti TD, pretendono di detenere infallibilità, di essere depositari di ragione e verità, e di essere preservati da ogni critica, da ogni osservazione, da ogni studio.
Sava, 5 Aprile 1998
Gianfranco Mele
Sociologo al ser.T di Manduria (TA)