Sei seduta al tavolo di gioco, con persone apparentemente
normali. Non farti ingannare dalla prima impressione: i modi urbani e l'aspetto
rassicurante nascondono dei folli invasati, come avrai modo di scoprire.
Prendiamo una situazione tipica. Siete dei prodi mercenari trincerati in
una foresta mentre attorno a voi piove il prodotto nazionale annuo di munizioni
del regno di Ruritania. Il Master si rivolge all'individuo desuto accanto
a te e gli chiede quali siano le sue intenzioni. «Suicidarsi? Arrendersi?
Farsi prendere dal panico?» pensi tu. Niente di tutto questo. L'individuo
consulta la propria scheda con espressione di tranquilla competenza e annuncia:
«Prendo il ci-nove-barra-tre e lo carico con sei braz, sgnaccolo
la fivola, arroccio il barigonzolo, faccio tre whops con scappellamento
a destra in due fasi punto sette che diventano zero punto uno perché
sono in copertura zigrinata alare, quindi ho più centosettanta a
cui sommo ottanta grazie al waka barra cinque dal momento che è
notte». Il Master lo guarda con compiacimento e tira vari etti di
dadi sul tavolo facendolo sobbalzare violentemente e tenendo il computo
dei morti con una calcolatrice tascabile. Generalmente, qualche altro individuo
alza la testa con una luce indecifrabile negli occhi e fa notare che lui
avrebbe optato per due whops anziché tre, data la pendenza del terreno
e l'umidità dell'aria; qui di solito segue una disquisizione dotta
e infarcita di citazioni di cui ti risparmio pietosamente i particolari.
Ora, vedendoti accanto queste spaventose maccchine per
uccidere che sono gli altri giocatori, tu te ne staresti buona buona nella
tua comoda trincea senza dare fastidio a nessuno, magari a sferruzzare
un copri-mitra di lana, tanto ti proteggono loro. Il credo femminile rispetto
alla guerra, da che mondo è mondo, è «perché
farsi coinvolgere se ci pensano questi fessi?», e chi sei tu per
ignorare un istinto atavico così potente e radicato? Non sperarci
nemmeno per un istante. Per due motivi. Primo, il Master, che è
uomo d'onore, non vuole che tu rimanga estranea alla vicenda, e pur considerandoti
nel fondo dell'anima una povera deficiente afflitta da incompetenza congenita
come tutte le donne, ha la bontà di farti sparare addosso dai cattivi
a ritmo regolare tanto per tenerti allegra. Secondo, per quante perdite
umane vengano inflitte ai nemici dai tuoi commilitoni, in qualche luogo
non lontano devono continuare ad arrivare dei pullman gran turismo carichi
di rinforzi, visto che non si riesce mai a farli fuori tutti; la conseguenza
è che giunge inevitabilmente l'attimo terribile in cui tutti i fanatici
che ti sono seduti accanto esclamano contemporaneamente: «Ho finito
i miei attacchi!» e diverse paia di occhi ti si puntano addosso mentre
cerchi di scivolare sotto il tavolo con un sorriso di circostanza. Il Master
ti chiede: «E tu che fai, non attacchi?» E' il tuo grande momento.
Non ti resta che annuire con un entusiasmo che sei ben
lontana dal provare. Il tuo calvario è appena cominciato. La domanda
successiva è: «Cosa fai?» Se pensi di cavartela indicando
il vicino e dicendo «Quello che ha fatto lui!» sei completamente
fuori strada: ti verrà fatto notare amabilmente che tu non hai un
ci-nove-barra-tre perché non l'hai chiesto all'inizio dell'avventura.
Consulti la tua scheda con preoccupazione, quindi ti rassereni: infatti
hai scelto dalla lista delle armi quella con il nome più roboante,
che dev'essere qualcosa di terribile: «Ho un Total Panic/Sterminator
of Innocents!», annunci con entusiasmo, questa volta autentico. Cinque
lunghi secondi di silenzio, in cui sei fatta oggetto di sguardi che vanno
dal disgustato al compassionevole, quindi una voce dall'altro capo del
tavolo esclama: «Ehi, gente, questa va in giro con una cerbottana
caricata a pallini di carta!»
Che altro ti resta se non annunciare che ti accucci in
fondo alla trincea coprendoti gli occhi per non vedere il sangue? Impossibile.
Il Master,che è uomo d'onore, sapendo in cuor suo che sei una povera
idiota convinta che Ingram sia una marca di lavatrici, ti concede una possibilità:
«Senti, ti sostituisco il Total Panic con una schiacciacani della
prima guerra mondiale; se stai in mira un quarto d'ora hai il cinque per
cento di probabilità di colpire un edificio a cinque metri di distanza».
Traboccante di gratitudine, non puoi fare altro che usare immediatamente
il potente strumento di sterminio messo così gentilmente a tua disposizione:
«SPARO!», squittisci. Povera illusa. La tappa successiva del
calvario è la più ardua. Pensavi che fosse così semplice?
Il Master ti guarda con un pizzico di impazienza nella serafica bontà
del suo sguardo: «OK, spari, ma come?» No, non serve puntare
il dito e fare 'PUM!', lo dico per esperienza diretta. Bisogna ercare di
essere tecnici, e tu non sei preparata. Sentendoti improvvisamente tornata
sui banchi di scuola, ti guardi attorno con la coda dell'occhio sperando
che qualcuno suggerisca. Inutile: il pazzoide accanto a te è sprofondato
nella lettura di tabelle che gli permetteranno di implementare ulteriormente
il suo potenziale distruttivo, un altro che potrebbe darti un piccolo aiuto
sta guardando rapito (eufemismo) la fidanzata che giace addormentata ormai
da ore sul divano, i fanatici restanti discutono animatamente di qualcosa
di insulso; se poi cerchi aiuto dalle giocatrici, una, quella vigliacca,
si è nascosta dietro un mobile e non ha nessuna voglia di farsi
notare dal Master prima che i nemici abbiano terminato i LORO attacchi,
l'altra, quella creativa, è nella sua trincea che inietta morfina
ai castori, conversa con i contadini locali (mai nominati dal Master),
cerca erbe medicinali, insomma, per farla breve, è completamente
avulsa dall'avventura in corso e ne sta arbitrando allegramente un'altra
per conto suo. «Sparo e basta! Punto la canna verso il primo idiota
di nemico che vedo e sparo!» rispondi stizzita, sentendoti un po'
ingrata. Il Master ormai sembra trasudaresantità, e siccome è
uomo d'onore scaccia l'espressione di disprezzo che per un attimo gli ha
alterato i lineamenti e ti chiede, con voce un'ottava più bassa
del normale: «Ma ne sei proprio sicura?»
«Nnn...be', cioé... ma sennò che cavolo faccio... Ma
sì, sparo, e chi se ne frega!» esclami con aria di sfida.
Il silenzio cala nella stanza, mentre il Master tira fuori da sotto il
tavolo un secchiello da ghiaccio pieno di dadi, con espressione funerea.
«Ma cosa ti è saltato in testa?» ti senti sibilare all'orecchio
dagli altri giocatori. «Mai visto fare una cavolata del genere!».
Il Master ti guarda con pietà, e improvvisamente
scorgi una debole aureola di luce dorata che gl'incornicia la nobile testa.
«Mi dispiace, ma ti sei dimenticata di impunzonare il robolo. L'arma
ti esplode in faccia.» A questa frase fatale segue uno scroscio di
dadi dal secchiello (i danni che ti infligge l'esplosione; il secchiello
era già pronto perché tanto ti succede tutte le settimane)
che fa cedere definitivamente le gambe del tavolo con un ultimo sussulto.
«Ma come, la mia scaccicani di danni ne faceva un dado da sei diviso
trenta... Come può farmi tanto male esplodendo?!?» Il sorriso
d'indulgenza che scorgi sulle facce degli altri ti fa capire che la tua
domanda è così sciocca da non meritare risposta. «So...
sono morta?» chiedi con un filo di voce. «Be', non proprio.
Diciamo che SARESTI morta» risponde il Master, che ormai sta levitando
a un metro e mezzo da terra tra le note celestiali di un coro di angeli,
«ma non voglio eliminarti così dall'avventura. L'esplosione
ti ha dato fuoco ai capelli, ti ha fatto saltare tutti i denti per l'impatto,
ti puzza l'alito di carbone e sei in coma, FORSE reversibile.» «No,
allora è meglio morta!» piagnucoli facendo cenno di accartocciare
la scheda.
Non suscitare invano la collera del Master, che è
uomo d'onore ed eè stato fin troppo paziente con te: è pur
vero che è meglio un personaggio morto che uno con l'alito cattivo,
ma il prossimo personaggio sarebbe conscio e in grado di agire! Sei proprio
sicura di volerlo? Dammi retta, è molto meno stressante impersonare
un mercenario in coma.