PER LA DESTRA DI RIFORMA

documento programmatico del 28.08.95

La neocostituita Federazione dei Circoli Presidenzialisti, Federalisti e Riformisti "DESTRA RIFORMISTA", considerando fondamentale la svolta del 27 marzo 1994 e di storica importanza i dettami del I° Congresso di Alleanza Nazionale tenutosi a Fiuggi, reputa altresì necessaria un'opera di diffusione e di costruzione politica del progetto di Centro Destra, che sappia coinvolgere nell'idea specifica di riforma dello Stato anche quella parte di elettorato che ancora non è catturata da nessuno dei due poli antagonisti e che erroneamente viene definita "di centro", da chi vuole sopravvivere alla svolta maggioritaria bipolare in una nicchia vetero-consociativa.

Per portare avanti questa battaglia politica e culturale occorre manifestare con la massima capacità di visibilità esterna le linee politiche di condotta di quella che deve essere la differenziazione e il confronto tra il Centro Destra e il Centro Sinistra, quindi la volontà di riforma dello Stato contro la sua ingessatura e conservazione. Diventare quindi definitivamente forza di progresso contro chi si chiama progressista nelle parole ma si mostra conservatore nei fatti e nei metodi.

A tal fine -ritenendo utile confrontarci sul tema delle riforme e dei nuovi assetti istituzionali dello Stato con tutte quelle forze che guardano con interesse alla Destra di Riforma (pur senza schierarsi con essa, anche per motivi non superati di carattere storico e ideologico)- giudichiamo indispensabile partire da Venezia (in quanto capitale della volontà di riforma e storicamente indiscutibile esempio di Stato federalista, democratico e presidenzialista con i suoi 1000 anni di repubblica indipendente) con questa iniziativa, auspicando la costituzione in laguna di un forum permanente "per le riforme dello Stato", aperto al confronto.

Del resto, considerata l'evoluzione del quadro italiano dal 27 marzo 1994 al cosiddetto "ribaltone", si può constatare come l'inadeguatezza culturale e quindi politica delle strutture di partito alle esigenze dell'elettorato (che si suddivide ormai in categorie ed in aree di interessi economici complessi e non più in adesioni ideologiche) abbia condotto ad una stasi pericolosa per la stessa vita democratica del Paese, nel quale la sopravvivenza di un governo tecnico e non-politico ha portato la politica a fare amministrazione ed i tecnici a fare politica. E ancor più deleteria risulta la tendenza al rallentamento delle forze che si muovevano nella direzione delle riforme, forze che avevano ottenuto consenso proprio perchè in esse la gente vedeva la possibilità di un cambiamento radicale dello Stato italiano, contro chi -ancorato a sacche di socialismo reale, rendite di posizione consociative, forze sindacali, presunte elites culturali- nella prima repubblica deteneva il potere effettivo.

In quest'ottica Destra di Riforma non è solo parte dell'alleanza di Centro Destra, ma propulsione stessa del polo verso l'allargamento al Centro, ove per centro non si intende l'assumere identità o metodi di forze che nella prima repubblica erano definite "moderate", bensì il calamitare quel voto di maggioranza che vuole cambiare il Paese.

A Fiuggi Alleanza Nazionale ribadì un concetto fondamentale: il superamento della cultura del Novecento, quindi della cultura dell'utopia ma anche della contrapposizione e quindi del totalitarismo. Contrapposizione, utopia e totalitarismo non appartengono ai valori della moderna Destra italiana, che deve invece essere liberale (affrancando dal soffocante apparato burocratico statalista il cittadino), sociale (favorendo la solidarietà fra gli individui e fra lo stato ed essi), pragmatica (nell'attuazione dei programmi che essa si pone) e ideale (rimanendo ancorata saldamente a quei valori universali patrimonio storico della nazione italiana).

E' per questo insieme di motivi che la "Federazione dei Circoli Presidenzialisti, Federalisti e Riformisti "DESTRA RIFORMISTA" brandisce con forza la bandiera delle Riforme, quale vessillo unificante del Polo riformista per una necessaria comune battaglia di cambiamento politico, ma ancor prima culturale, sociale ed umano del Paese.