LIMERIKS!
Ovvero il sale della vita.
Dallo Sparviero di Sarzana riceviamo un Limerick, da noi arbitrariamente
titolato.
Non è molto cattivo, non quanto vorremmo, almeno. Ma è
l'unico di cui disponiamo.
Minaccia di mandarne molti altri, dunque datevi da fare. Mandatecene
anche voi!
Insight
Un filosofo laico di Merano,
sdraiato sul suo morbido divano,
d’un tratto intuì: “la vita è breve!
Più di quella d'un fiocco di neve.”
Dopodiché si fece anglicano.
Lo Sparviero di Sarzana
(breve commento della redazione: perché poi proprio anglicano?
Vogliamo sperare non sia solo per via della rima con divano e Merano!)
LINKS, LINKS, LINKS!
El Pais, lo trovate qui.
Altri link utili (si fa per dire):
La Repubblica
La Stampa
Il Corriere della Sera
.......
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Bestiario
della Stampa
Credevamo di essere cinici. Abbiamo dovuto ricrederci.
Massacro nel Chiapas
Ma il Chiapas, è ricco o povero? E Acteal, la cittadina del
fatto di sangue, è in un luogo impervio e inaccessibile, oppure
è tranquilla meta di escursioni turistiche? La conta dei cadaveri:
"an-ghin-ghé io son morto e pure te". Notizie di numerosi "flirt"
tra i Maya (che come noto hanno quelle tendenzine) e i "fascinosi" Zapatisti:
che la causa di tutto sia nella violenta gelosia tipica degli ambienti
omosessuali? Alcuni accusano invece la confusione che regna nei confini
tra le diocesi, fomentatrice di invidie e rancori.
Sul massacro nel Chiapas, chissà perché, La Bestia si
è scatenata. Notizie assenti, informazioni contraddittore e uso
incongruo della lingua "l'hanno fatta da padrone del vapore" (come scriverebbe
un giornalista). Come risultato, il bottino è stato pingue. Ci limitiamo
all'essenziale.
Veniamo ai fatti: come noto, un commando armato ha circondato e freddamente
trucidato 45 indios disarmati, tra cui una quindicina di bambini, mentre
assistevano alla messa. Il fatto è così agghiacciante da
invitare quanto meno alla sobrietà, se non alla correttezza, dell'esposizione.
Così è stato per la stampa di altri paesi (In particolare
"El Pais", di lingua spagnola, ha ovviamente dedicato molto spazio, senza
mai debordare dalla asciutta narrazione e da commenti appropriati). Non
così purtroppo per la vostra stampa (se così vogliamo
chiamarla).
Iniziamo dal Corriere: il 24/12, un anonimo estensore nel titolo
definisce le vittime "zapatisti", lasciando così al lettore frettoloso
l'impressione che si sia trattato dell'esito di uno scontro tra milizie
armate. Nel testo invece non si fa parola di zapatisti, ma piuttosto, e
correttamente, di "decine di indios". Il villaggio di Acteal, luogo dell'eccidio,
viene definito "una zona del Chiapas che i turisti attraversano con tranquillità".
In un servizio da New York su La Stampa, Franco Pantarelli,
in proposito di opinione diametralmente opposta, riferisce invece che "data
l'inaccessibilità dei luoghi una 'conta' precisa nessuno è
riuscito a farla". Chissà perché "un conto" (o conteggio)
dei morti è diventato una "conta" (tra virgolette), ovvero quella
cosa che fanno i ragazzini per scegliere chi esce nei giochi. Pantarelli
ha un dizionario della lingua italiana diverso dal nostro, o semplicemente
parla (anzi, scrive) a vanvera?
Più avanti, ancòra inspiegabilmente, il Nostro ci riferisce
come la zona dell'eccidio dipenda "in teoria" dalla diocesi di Samuel Ruiz,
vescovo di San Cristobal. E in pratica? Dipende di fatto, per caso, dalla
diocesi di un altro Vescovo? I fedeli del Chiapas non rispettano forse
la geografia politica diocesana? Non si sa. Il Nostro non ce lo dice, e
così, cosa intenda con quel "in teoria", nessun lo saprà
mai.
Ma il meglio deve ancora venire. La Repubblica dello
stesso giorno affida ad un ignoto cronista l'incarico di darci la notizia.
Da come scrive deve trattarsi di un adolescente pieno di turbamenti sessuali,
o giù di lì. La narrazione del fatto non c'è, se non
in un inciso. Il tono brioso e puerile e la struttura del pezzo sono del
tutto incongrui, da "pezzo di colore".
In compenso l'incipit riferisce che "il Vescovo Samuel Ruiz è
amareggiato". Con 45 morti, di cui una quindicina di bambini, ammazzati
in quel modo, c'è da supporre che il Vescovo fosse qualcosa di più
che amareggiato. Che sia invece un uomo dal cuore duro? Ma da cosa sarebbe
poi amareggiato il Vescovo? Ma da questa "tragedia annunciata", che diamine!
Più sotto si riferisce che "la cronaca di una strage annunciata
inzia a settembre". Il nostro giovinetto imberbe vuol farci sapere che
anche lui va a vedere i film che contano, e che ne ricorda i titoli, e
così non esita ad ammannirci due volte lo stesso luogo comune nel
giro dello stesso pezzo.
Ma il sublime lo raggiunge nel descrivere come - secondo lui - i "pistoleros",
i commandos di assassini, vedrebbero le cose: "quegli straccioni dei Maya"
... "flirtano con gli zapatisti". Ehe! care signore, lo si immagina facilmente
come questi zapatisti, giovanotti in divisa, armati, misteriosi e incappucciati,
romantici personaggi, abbiano potuto far cadere innamorati quei culattoni
dei Maya! Devono essere sbocciati flirt come rose a primavera. Che il massacro
sia una vendetta per ragioni di gelosia? Che i pistoleri li volessero tutti
per loro, i bei zapatisti?
Prima della enigmatica chiusa del suo incongruo temino (eccola, la
chiusa: il presidente Zedillo "Se oltre ad annunciare, come ha fatto ieri,
'un'inchiesta completa e approfondita sugli avvenimenti di Acteal', passasse
ai fatti, alla ripresa del dialogo, dimostrerebbe così che la violenza
paga, ma solo per le vittime", punto e fine. Concorso
a premi: cosa avrà mai voluto dire?), prima di finire,
dunque, l'ignoto Nostro trova il modo di definire il Chiapas "lo Stato
più povero del Messico". Dato che almeno questa l'ha grosso modo
imbroccata (evitando perfino quelle frivole infiorettature e ammiccamenti
che ama tanto), la circostanza non sarebbe degna di nota. Il 28, però,
sempre su La Repubblica, il preclaro Andrea Manzella ci sottopone
una sua smorta narrazione di ricordi sul Chiapas, assieme a delle assai
contorte (anche se per la verità non inesatte) precisazioni sulla
storia relativa alla vicenda. Anche lui non resiste alla tentazione della
aggettivazione a cazzo di cane, e definisce "fascinosa" la Chiesa di San
Andrès. Dato che "fascinosa" evoca piuttosto una bella donna, e
un tipo di richiamo piuttosto sessuale, non sarebbe stato più semplice,
più immediato e più appropriato dire "ricca di fascino",
visto che si parla di una Chiesa?
Anche per lui, naturalmente la strage è "annunciata", e per
di più è "degli innocenti". Ma fin qui si tratta di stile
(o di mancanza di stile, se volete), mentre la vera questione è
di contenuto. Lui, infatti, che sedicentemente ci è stato, non esita
a definire il Chiapas "quella zona, estrema e ricca e bella, del paese".
Ricca? Ma il soggiorno in Messico, l'ha passato in stato di ubriachezza
da mezcal? La rivolta zapatista sarebbe dunque la rivolta di un paese ricco?
Oltre alla smaccata inesattezza, badate bene, non si dice qui "lontana,
ricca e bella", come direbbe chiunque, ma "estrema e
ricca e bella". Forse, parlando del
Messico, finiscono per sentirsi tutti dei Marquez, e così gli piglia
l'afflato poetico - dio ci scampi!
Il 28 nuovamente su La Repubblica: un ignoto estensore
(Titolo: "Strage in Chiapas i giudici messicani accusano gli indios") ignora
evidentemente che è proprio per indicazione di scampati al massacro
che sono stati arrestati altri indios di comunità vicine, (tra i
quali anche probabili parenti di alcune vittime). Circa quindici di loro
sono sfuggiti ad un sicuro linciaggio, dopo essere stati riconosciuti mentre
passavano in camion, proprio grazie all'arresto.
Il pezzo finisce così per fornire degli arresti un resconto
tale da far dubitare della loro fondatezza. Critica, è vero, il
tentativo della magistratura di celare il movente politico, ma omette la
notizia a supporto della tesi, e cioè che molti degli arrestati
hanno ammesso di essere membri del partito governativo PRI (al potere dal
1929).
Domanda: ma i giornalisti leggono i giornali?
Ma forse le cose sono troppo complicate per la mente puerile dell'ignoto
redattore (Ma come? Gli Indios non erano i buoni?). Proviamo allora a fargliele
spiegare dal Comandante Marcos (il "tombeur de Maya", come lo definirebbe
La Repubblica), dalle pagine della Stampa del
28 dicembre. Finalmente, un articolo scritto da un vero giornalista! E
finalmente, si sia o meno d'accordo con lui, in poche parole il succo della
questione:
"C'è un piano anti-insurrezionale ordito dall'esercito federale.
Il progetto in questione punta a far degenerare la guerra zapatista in
un conflitto fra indios, sfruttando differenze religiose, politiche ed
etniche.
Per fare questo, l'esercito si è impegnato a rifornire di materiale
e di armi (con i fondi della Segreteria dello sviluppo sociale) e ad addestrare
militarmente (sotto la direzione di ufficiali dell'armata federale) indios
reclutati dal partito rivoluzionario istituzionale".
Articolo non firmato
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