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Insomma, il piccolo mondo antico
della famiglia Pellegrini s’interseca col
teatro della città e genera bozzetti che, dal comico al
tragico, suscitano un ampio ventaglio di sentimenti; e
genera situazioni e scene che trascorrono, con
scambievole naturalezza, dall’interno
all’esterno: dalla casa alla strada, alla
piazza, ancora vivibili nei riti collettivi, persino
tribali: l’agonia e la morte, il funerale e il
lutto, il cerimonioso fidanzamento e il matrimonio, il
liberatorio Carnevale, l’agguato omicida, la
processione propiziatoria, il corteo penitenziale e
quello del Primo Maggio, il mercato
settimanale…
Qui svaniscono i chiaroscuri e non per caso,
nell’epilogo, la tersa prosa
dell’Autore s’impenna e
l’affabile pacatezza che l’ispira (e
mai indulge a note sentimentali) acquista inusitata
veemenza: si fa aspro il biografo di Vincenzo Calace e
s’addolora nel constatare il degrado del centro
cittadino, di quella Piazza Vittorio Emanuele, già
salotto buono e vanto del paese che non è più. Ma
l’A., in tutta l’opera, non si volge
alla sterile ricerca del tempo perduto né lo sdegno,
l’amara riflessione sull’uso
improprio del Palazzuolo, si colora di sterile rimpianto.
Perché Chiaroscuri di paese è tutt’altro che
nostalgica rievocazione del passato, abbandono ai ricordi
e rimpianto del buon tempo (?) che fu, come potrebbe
essere nella penna di qualche passatista o sciocco o
ipocrita. Prevale, invece, la nota dell’impegno
civile, del recupero della memoria e di una dimensione di
vita corale, ove la solidarietà e la sociabi
lità del clan non si chiudono con la porta di casa, ma
s’allargano al vicinato e si dilatano sino a
toccare l’ampio orizzonte cittadino. È questo
l’ambito narrativo in cui si colloca Vado per
quattro, quarto libro “di cose
biscegliesi” di Felice Pellegrini. È il
ritrovato senso d’appartenenza alla comunità
cittadina, incrinato oggi ma non smarrito, il valore
essenziale dell’opera; valore civile che il
prof. Eugenio Monopoli ha magistralmente rappresentato
nei quattordici acquerelli che corredano, completano ed
impreziosiscono l’opera.
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