sandro ricaldone webpage
studies and archive on the european avantgardes

 

 

 

 

LA SECONDA VITA DEL LETTRISMO

di Sandro Ricaldone

 

 

Per  il Lettrismo - il movimento d'avanguardia fondato nel 1946 a Parigi da Isidore Isou - sembra iniziata, da qualche tempo, una seconda esistenza. I riconoscimenti venuti dagli Stati Uniti (dapprima con il Simposio Internazionale organizzato da  Pietro Ferrua nel 1976 presso il Lewis and Clark College di Portland, Oregon, poi con la retrospettiva tenuta nel 1983 al Museo d'Arte della  University of Iowa ed infine con la rassegna "Letterism and Hypergraphics:  the unknown Avant-Garde", curata nel 1985 da Jean-Paul Curtay e Martha Wilson per la Franklyn Furnace di New-York o la "Settimana Lettrista" realizzata nel 1982 da François Letaillieur per iì Centre Pompidou di Parigi hanno indubbiamente contribuito a ravvivare l'interesse per quella che poteva apparire  una  situazione  in via d'esaurimento, aprendo la via ad un nuovo, intenso ciclo di esposizioni.

Se l'epicentro di questo fenomeno (sostenuto da gallerie come Michel Broomhead,  Rambert, Le Chanjour,  Galerie de Paris, 1900/2000) rimane pur sempre francese, si registra da  qualche tempo anche in Italia un'attenzione crescente per il Lettrismo, testimoniata dalla mostra allestita lo scorso anno da Vivita a Firenze ed oggi dalla personale di Isou ordinata presso l'Unimedia di Caterina Gualco in concomitanza con la tappa genovese (al Centre Culturel Franco-Italien Galliera diretto da Marie-Thèrèse Michaud) della rassegna itinerante dedicata alla creazione lettrista, curata da Danielle Londei.

L'occasione (non gratuita, giacché tra i primissimi divulgatori del Lettrismo in Italia si annoverano Anna e Martino Oberto e in anni recenti riviste genovesi come Ocra e Creativa hanno a più riprese pubblicato studi in materia) fornisce lo spunto per un sia pur sommario bilancio della complessa vicenda del movimento, che muove dall'originaria teorizzazione isouiana della lettera come  nuovo materiale poetico,  musicale e plastico, grazie al quale diviene possibile superare gli ambiti ormai esauriti della parola, della  melodia e la  controversia figurativo-astratto, attingendo una dimensione di creatività virtualmente illimitata. La "scoperta della lettera (i cui precedenti, rintracciabili soprattutto nel Dadaismo e nel Futurismo, nulla tolgono - dato il loro carattere episodico - al valore dell'intuizione di Isou) si manifesta quindi come aspirazione ad una sintesi dell'arte ove trova compimento, con la totale disgregazione della  forma espressiva tradizionale, la tendenza "cisélante" (letteralmente:  "di cesello"  attiva  lungo il secondo Ottocento e nell'età delle  avanguardie, per lasciar luogo ad una ritrovata "fase  d'ampiezza", contraddistinta  dalla sperimentazione delle infinite combinazioni rese possibili dal nuovo elemento-base. Perseguita con sistematicità nei campi più  diversi,  questa  ricerca ha dato luogo non solo ad un rilevante insieme di opere bensì alla messa a punto di tecniche e concetti originali  che hanno  precorso e talvolta direttamente influenzato gli sviluppi registratisi nell'arte degli ultimi decenni a partire, ovviamente, dalla  poesia  fonetica e sonora, il cui debito con il Lettrismo è del tutto palese, per passare al cinema sperimentale ed alla Nouvelle Vague, influenzate dal montaggio frammentato dei lettristi e dall'introduzione del "sistema sonoro autonomo  e letterario" che distacca il dialogo dall'immagine  "elevandoli a sistema indipendente,  le cui ricercatezze stilistiche includono  tutte le possibilità novatrici del Testo",  od  alle arti visive dove l'"ipergrafia", conî il suo immenso deposito di caratteri alfabetici e d'invenzione,  apre il campo alla pittura segnica di un Mathieu quanto ai décollages di  Dufrêne, Villeglé, Hains, mentre - ma qui il discorso si farebbe lungo - l' "afonismo",  ovvero il dominio estetico del silenzio, e la smaterializzazione  dell'opera teorizzata nel 1956 da Isou nella "Introduction à  l'ésthétique imaginaire" non pare  estranea all'opera di Yves Klein. Nè è mancato al Lettrismo un risvolto politico-sociale d'assoluto rilievo:  l'ipotesi - risalente all'immediato dopoguerra  - del "Soulévement de la Jeunesse",  della gioventù come "classe",  portatrice del solo possibile rivolgimento del sistema in quanto composta di elementi "esterni",  non integrati nel circuito produttivo,  prefigura infatti con chiarezza la rivolta studentesca del maggio '68. 

Al  presente,  ciò che sembra far difetto al Lettrismo  non  è  certo  la  qualità  dell'opera - al  contrario  la  produzione recente  di Isou,  dai "Commentaires sur Van Gogh",  1985,  alla serie di tele esposte all'Unimedia, sorta di volume istoriato di  segni  enigmatici  e  fascinosi,  è  assai  notevole,  mentre  la  "version plastique" delle "Illuminations" rimbaldiane, recentemente esposta  da Roland  Sabatier  rappresenta una riuscita affatto eccezionale  - bensì piuttosto l'esistenza, accanto ad una prospettiva militante che pure  ha prodotto ricostruzioni fondamentali per la conoscenza del  movimento ad opera di Curtay ("La poèsie  lettriste",  Seghers 1974) e di Sabatier ("Le Lettrisme",  Z/Editions, Nizza 1989), di un'indagine volta a fissare, in sede storico-critica, la portata delle  realizzazioni  teoriche  ed estetiche del  movimento  nel quadro degli svolgimenti contemporanei dell'arte. Sussistono, anche in Italia, studiosi in grado di colmare questa lacuna:  i  nomi  che sovvengono per primi sono quelli di  Laura Aga-Rossi,  di  Gabriele-Aldo Bertozzi,  autore fra l'altro  del testo pubblicato in apertura del catalogo che affianca la mostra in corso a Palazzetto Rosso, di Vincenzo Accame.

Il  rischio  che il Lettrismo corre, anche  in  questo momento particolarmente favorevole,  in cui risulta finalmente possibile prendere  diretta  visione delle opere, è infatti di rimanere ancorato ad un ambito di conoscenza specialistica.  Ciò che fa sì che solo pochi siano in grado di avvertire la reale portata dell'affermazione  (perentoria  e  insieme provocatoria con  cui  Jean Cathelin intitolava, nel 1962, uno dei suoi saggi: "Perché Isou è più importante di Picasso".

 

(1989)

 

 

 

 

 

 

>>> TORNA ALLA PAGINA INIZIALE <<<