Il secondo episodio è
tratto dal mitico Giulio Bedeschi, sottotenente medico in
Grecia e in Russia, testimone diretto delle drammatiche
vicende della Divisione Julia. Lo scenario è il
fronte Russo, sulla riva del Don in località Jvanowka
dove ha preso posizione un reparto di pronto intervento
della "Julia". I personaggi del racconto sono gli
artiglieri della 26ª Batteria, il bravo conducente
Scudrèra e la sua mula Gigia.
... La fronte consisteva di una
rada unica riga di circa trecento uomini distesi sulla neve,
disposti ad arco a circa 600 metri oltre l'abitato. Il
nemico cominciò ad avanzare guardingo, lentissimo,
parve voler distendersi di preferenza in un più vasto
raggio, abbracciando il paese lontano. Non sparava. Solo
dopo un'ora di attesa un sibilo fischiò nell'aria e
una granata scoppiò sull'abitato di Jvanowka.
"Serventi ai pezzi" disse Reitani. Attorno ai cannoni
era stato trattenuto un minimo di servizio; gli altri
artiglieri imbracciato il fucile, s'erano stesi nell'esile
arco inframmezzati agli alpini. Una batteria russa
aprì il fuoco sul paese...
... Le fanterie russe
cominciarono ad affacciarsi su un costone antistante l'arco
difensivo, alcune loro mitragliatrici incominciarono a
cantare nell'aria tersa, gli alpini controbatterono con le
armi automatiche...
Le isbe cominciarono a bruciare,
la neve zampillava di sempre nuove fontane lasciando sul
terreno il nero dei crateri scavati dalle granate. I russi
iniziarono a tirare sulla ventisei con le granate, Reitani
rispose sparando a zero sui reparti che premevano sulla
filiforme linea degli alpini ...
... Sul finire della mattinata i
russi mutarono tattica: cessarono di lanciare reparti
compatti.
"Non
riescono a sfondare! Si
fermano!".
esclamavano i soldati esultanti.
"E' mezzogiorno, si
fermano a mangiare"
commentava ironico il Sergente Sguario, capo pezzo del
quarto pezzo. Essendo pressoché cessato l'urto delle
fanterie, l'artiglieria russa infieriva ora con maggiore
furia sottoponendo il paese a un martellamento continuo. Una
slitta e un mulo presso un pezzo saltarono in
aria.
"Guarda
Scudrèra"
disse il capitano a Serri indicando il conducente che
metteva al riparo il suo mulo dietro una pila di cassette di
granate. Scudrèra aveva passato un braccio attorno al
collo del mulo e col viso appoggiato al muso gli andava
accarezzando la mascella.
"Non aver
paura" - gli diceva
lisciandogli il pelo -
"ci sono
sempre qua io, il tuo padrone non si dimentica di te, stai
sicuro: piuttosto che lasciarti fare prigioniero ti sparo
una fucilata in un orecchio. Va
bene?", gli
domandava infine sorridendo e tirandogli l'orecchia, e
poiché gli era così vicino, affettuosamente
gliela baciava, senza esitazione e senza
pudore...
da "Centomila
gavette di ghiaccio" di G.Bedeschi - Editore
Mursia
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