Quattro metri.

La folla è osannante, milioni di mani stringono bandierine coi colori di tutte le nazioni. Milioni di preghiere salgono al cielo, quasi tutte torneranno al mittente.

Piazza San Pietro. Il popolo di Dio saluta il nuovo millennio.

La macchina bianca è a portata di mano, l'odore della benzina mi arriva alle narici.

L'urlo della folla sale, loro non possono neanche immaginare cosa li aspetta. Urla e bandiere per il Giubileo.

Due metri.

Solo un sussurro, mia moglie mi dice: "Addio".

E' il momento del riscatto, dell'immolazione. Yoshiba il nano rende onore alla famiglia. Generazioni e generazioni di samurai rivivono nei miei pochi centimetri di nano. Nessuno potrà più ridere di me.

Qui.

La macchina bianca è esattamente dietro di me. La vedo riflessa negli occhi di mia moglie. Sono occhi pieni di lacrime, come è normale in ogni addio. Sono occhi pieni di amore.

Mia moglie mi spinge tra le mani del Papa.

Lasciate che i bambini vengano a me? Eccomi.

Non ho l'armatura da guerriero, ma questa tutina da poppante veste ugualmente la mia dignità di samurai. Indosso pur sempre i colori della mia famiglia: il verde, il rosso e l'oro. Gli stessi per cui i miei avi combattevano le loro battaglie. Stessi colori, battaglie diverse, un'unica fine: onore o morte.

L'onore nella morte, nel mio caso specifico. E' solo nella morte che ritrovano dignità quelli come me, come Yoshiba il nano. La morte non fa differenze, azzera tutto. Anche l'altezza.

Il Papa mi prende tra le sue braccia di pastore d'anime.

Non sa lui che ho dentro lo stomaco una sacca piena di plastico. Non lo sa lui e non lo sanno le persone osannanti tutto intorno a noi. Così come non sanno che quel sacchetto non aspetta altro che di aprirsi e lasciare che i miei succhi gastrici facciano il loro lavoro: corrodano. Mi basterà dare un morso al succhiotto che ho in bocca per azionare il meccanismo. Un solo piccolo morso e il sacchetto si aprirà, lasciando il plastico in balia del mio stomaco. Tutta tecnologia giapponese, siamo famosi per questo.

Il papa, adesso lo posso vedere in viso. E' più vecchio di quanto pensassi.

La sua espressione di meraviglia mentre incontra il mio sguardo adulto.

I suoi occhi chiari che incrociano il miei, col loro taglio orientale.

La ruga che gli segna la fronte mentre si specchia nel mio sguardo da nano kamikaze.

Tutto questo è il mio biglietto di ingresso nel paradiso dei guerrieri.

"Nano pupì bumba banzai" gli dico con un sorriso tra i denti, poi c'è l'esplosione.

 

Nano pupì bumba banzai

 

"I vostri nemici sono morti
anche se cancelleremo le nostre tracce
cominceranno comunque a cercarci.
Il loro codice d'onore lo esige.
Il fuoco non potrà impedirlo, ma non
ho mai avuto paura della morte e che
viviamo o moriamo saremo liberi."
Crying freeman

 

Tra poco saranno fieri di me. Tutto sta filando via liscio, solo pochi istanti e la mia missione sarà portata a termine. Nessun sospetto, nessun intoppo, tutto liscio.

La macchina bianca si sta avvicinando, non la posso vedere, ma la sento sempre più vicina. Metro dopo metro, tutto come previsto.

Dieci metri.

Anni di risate subite, di dolori covati verranno soffiati via in un colpo.

Sarò il mandala di me stesso. Niente petali di rosa, nel mio caso, né granelli di sabbia. Sarò io il mandala di me stesso. La costruzione millimetrica che verrà cancellata. La perfezione che si annulla per diventare ancora più perfetta.

Ormai la macchina è a pochi passi da noi, la sento.

Otto metri.

Mia moglie mi stringe al petto, il momento del riscatto sta arrivando. Anche per lei. Non deve essere stato facile indossare gli ingombranti abiti di moglie di un mezzo uomo. Portare a spasso con orgoglio l'anello nuziale, sotto lo sguardo compassionevole delle donne al mercato. Ma adesso anche lei è qui con me, e assisterà alla rivincita.

Sei metri.

La Yakuza riesce là dove tutti hanno fallito.

Solo i lupi grigi c'erano andati vicino, ma hanno fallito. Hanno puntato su una pedina debole, tempo perso.

La Yakuza ha puntato tutto su di me.

Onore alla famiglia, onore a me.